Bloccare lo spoofing con lo STIR/SHAKEN

Stopping Spoofed Calls With STIR/SHAKEN

A parte le zanzare o sbattere il mignolo nello spigolo, ci sono poche altre cose che vantano un sentimento di disprezzo generale come le robocall, specialmente quelle da parte di un mittente falso. Spesso è già irritante ricevere una telefonata, ma rispondere a un numero locale, per poi sentire l’ennesimo messaggio registrato, basta per far innervosire la maggior parte delle persone.

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Cyber Attacchi Russi: Scoperti i Rischi Più Segreti per la Sicurezza

Scopri le più grandi minacce alla sicurezza informatica dei giorni nostri e le migliori pratiche per contrastarle

russia-based cyberattackers

Oggigiorno, la corsa agli armamenti si è spostata dai migliori modi per creare degli ordigni bellici sempre più pericolosi ai migliori modi per aggirare la sicurezza digitale. Proprio come per il picco di attenzione per il nucleare, in questo nuovo contesto l’attenzione è alta verso il tema degli attacchi informatici e sotto la lente di ingrandimento c’è la Russia. Gli sforzi di questo Paese per insinuarsi nei database digitali si sono estesi ovunque, dalle organizzazioni politiche alle centrali elettriche, dimostrandosi allo stesso tempo sia efficaci che sfuggenti.

Comunque sia, l’intelligence governativa di molti paesi è riuscita a tracciare e a identificare molte delle minacce di matrice russa. Queste agenzie hanno scoperto sia le identità di questi gruppi così come le loro metodologie più comuni per gli attacchi informatici.

Adesso che la Russia ha fatto delle incursioni “fisiche” nel mondo, non si può e non si deve ignorare la necessità di comprendere come operano questi gruppi. Per restare al sicuro, è fondamentale sapere quali sono le minacce.

Snake

Uno dei nuclei più importanti tra i criminali informatici con sede in Russia è Snake, un’organizzazione hacker che si presume attiva dal 2004. L’associazione è considerata dal BfV ossia il Federal Office for the Protection of the Constitution della Germania (Ufficio Federale Tedesco per la Protezione della Costituzione) come “il Santo Graal dello spionaggio” e ottiene il punteggio più alto possibile nell’indice Advanced Persistent Threat (APT).

Il primo attacco noto da parte di Snake è avvenuto nel dicembre 2017, quando un malware ha infettato il Ministero degli Esteri tedesco e ha preso il comando dei suoi computer per mettersi in contatto con dei siti web contraffatti. Ciò ha consentito a Snake di raccogliere dati dai server del Ministero e di aver l’accesso a documenti riservati.

Per fortuna, gli hacker lasciarono due nomi utente nei database violati: “Vlad” e “Urik”, che, seppur vaghi, sono bastati per associare gli attacchi alla società russa Center-Inform. Dal momento che è noto che la Center-Inform ha legami con l’FSB, ossia il Federal Security Service (Servizio di Sicurezza Federale Russo), le comunità di intelligence dell’intero pianeta sono arrivate alla conclusione che Snake agisce da gruppo specializzato in attacchi informatici sponsorizzato dallo stato russo.

Sia il BfV Tedesco sia l’Agenzia Canadese di Intelligence dei Segnali CSE hanno descritto il malware creato dallo Snake come “geniale” nella sua progettazione. Questo si riferisce all’efficacia del malware nel permettere di condurre attacchi informatici: una volta che un computer risulta infettato, un hacker riesce a rubare dati con estrema facilità.

Naturalmente, il pericolo sussiste se il malware riesce a insediarsi completamente nei dispositivi: molti esempi hanno dimostrato come l’accesso iniziale non provenga da una forzatura dei sistemi.

Fancy Bear

Se si è prestato attenzione alla politica americana nel 2016, questo nome potrebbe suonare familiare. Fancy Bear, noto anche come APT28 o Sofacy, ha guadagnato la sua prorompente notorietà dopo essere stato collegato agli attacchi informatici condotti in occasione della campagna presidenziale di Hillary Clinton, al Democratic National Committee e al Democratic Congressional Campaign Committee nel 2016. Tuttavia, si ritiene che il gruppo sia stato responsabile di ulteriori attacchi tra il 2014 e il 2018 contro entità di alto profilo, tra le quali l’Agenzia Mondiale Antidoping (World Anti-Doping Agency), l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Organization for the Prohibition of Chemical Weapons) e il Laboratorio Elvetico di Prodotti Chimici Spiez (Spiez Swiss Chemicals Laboratory).

Gli obiettivi del Fancy Bear non sono concentrati esclusivamente negli Stati Uniti e in Europa occidentale, e non sono nemmeno limitati alle organizzazioni. Altre vittime degne di nota degli attacchi informatici sferrati dal gruppo comprendono giornalisti della Russia, dell’Ucraina e della Moldavia che hanno scritto in modo critico su Vladimir Putin. Tra il 2014 e il 2016, tra le incursioni russe in Ucraina e in Crimea, i cyber attacchi ricondotti al Fancy Bear hanno persino colpito le unità di artiglieria ucraine e le hanno rese inoperative.

Gli obiettivi del Fancy Bear sono per lo più gli stessi che rientrano negli interessi dello Stato russo ed è facile presumere che siano associati al Cremlino. Per essere più specifici, le indagini condotte dalla società di sicurezza informatica CrowdStrike, dal Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito e dallo Special Counsel degli Stati Uniti hanno messo in relazione il Fancy Bear con il Governo Russo e l’Agenzia di Intelligence Russa GRU.

Ciò che distingue il Fancy Bear dagli altri gruppi nel campo dei cyber attacchi è la sua metodologia. In genere il gruppo riesce ad accaparrarsi i dati non attraverso l’infiltrazione forzata, bensì tramite l’ingegneria sociale: crea dei siti web che ingannano gli utenti facendo inserire loro dati riservati. Molte delle sue campagne sono state il risultato di comunicazioni fasulle che hanno indotto e inducono i destinatari a fornire le proprie credenziali di accesso (ciò è noto come “phishing” o, nel caso si venga a prendere di mira una persona o account importante, “spear phishing”). Una volta che gli obiettivi fanno clic su questi siti web oppure inseriscono le loro credenziali, il Fancy Bear infetta il dispositivo con un software che raccoglie illecitamente dati dal dispositivo stesso e dalla rete a cui è connesso.

Il Fancy Bear è decisamente efficace in quello che fa ed è anche in grado di mettere in atto più campagne di hacking allo stesso tempo. Tuttavia, è ben lungi dall’essere l’unico gruppo associato alla Russia a ricorrere a tali tecniche.

Cozy Bear

Un altro cyber sodalizio malavitoso legato alla Russia e noto per fare un uso massiccio del phishing, è il Cozy Bear, detto anche APT29 o The Dukes. In azione almeno dal 2008, si ritiene che il Cozy Bear sia associato al Foreign Intelligence Service (SVR) della Russia e che rivolga la sua attenzione alle reti governative di tutta Europa, in particolare dei Paesi membri della NATO. Altri obiettivi del gruppo includono gruppi di riflessione e, secondo quanto riferito, il Democratic National Committee negli Stati Uniti.

L’attacco informatico più incisivo del Cozy Bear si è avuto nel 2020 con la violazione a tappeto dei dati della SolarWinds. La SolarWinds, una società tecnologica statunitense, è stata segretamente violata dalle affiliate del Cozy Bear per impiantare malware per la raccolta di dati nel sistema principale dell’azienda. Tale hackeraggio si è presto allargato colpendo migliaia di altre vittime, mentre la SolarWinds si trovava a distribuire inconsapevolmente il codice alterato tramite un aggiornamento della z, passando l’exploit ai principali clienti, tra i quali Microsoft, Intel e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Come il Fancy Bear, il Cozy Bear usa lo spear-phishing come mezzo principale per infiltrarsi nei sistemi, con pressanti e ampie campagne che tentano di sollecitare credenziali da figure importanti nelle organizzazioni prese di mira. Il gruppo è noto per la persistenza ostinata anche in queste offensive e in genere per prendere di mira obiettivi stabili.

Sandworm

Il termine “Sandworm” significa “verme della sabbia”. Seppur questo gruppo sia spesso conosciuto con il suo nome di riferimento al celebre film Dune, in certi ambienti è anche chiamato Voodoo Bear. Ma qualunque sia il nome che viene dato al gruppo, Sandworm si colloca tra i più famigerati cyber criminali legati alla Russia.

Secondo quanto riferito, il gruppo è associato al GRU e avrebbe effettuato il singolo attacco informatico più esteso della storia con i suoi attacchi malware NotPetya, che nel 2017 hanno colpito contemporaneamente Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti e soprattutto Ucraina, costando alle vittime un totale di $ 10 miliardi di danni.

In tempi più recenti, Sandworm ha sviluppato un malware chiamato Cyclops Blink, che agenti malintenzionati hanno posizionato su dispositivi di rete prodotti dal fornitore di sicurezza IT Watchguard. Secondo le Agenzie di Intelligence Statunitense, probabilmente il Cyclops Blink è un successore del programma VPNFilter della Sandworm; anni prima, il VPNFilter aveva infettato i router di rete e si era diffuso su mezzo milione di macchine, trasformandole in una botnet globale controllata dallo Sandworm e, per estensione, dal GRU.

Ma qual è l’obiettivo finale dello VPNFilter? E quello del Cyclops Blink? A dire il vero, in realtà non lo si è ben capito. Per quanto sia probabile che Sandworm abbia installato questo malware al fine di poter controllare, è altrettanto possibile che stia creando un’infrastruttura digitale per trasferire comunicazioni segrete di origine russa. Parimenti, la ragione potrebbe essere quella di gettare le basi per una capillare interruzione delle reti colpite; è il caso di ricordare, dopo tutto, come nel 2015 Sandworm sia stato in grado di abbattere parti di non poco conto della rete elettrica ucraina.

La buona notizia è che, nel caso del Cyclops Blink, la Watchguard ha felicemente corretto la vulnerabilità scoperta da Sandworm e usata per l’accesso: gli utenti possono cancellare il malware semplicemente ripulendo i loro dispositivi e reinstallando il software. Tuttavia, l’esempio dimostra ancora una volta che un hardware personale potrebbe essere trasformato in veicolo inconsapevole per i cyber attacchi.

Best Practice & Lezioni Apprese

Per quanto oscuri e inarrestabili tutti questi gruppi vogliano apparire, resta il fatto che nessuna delle loro metodologie è un mezzo di ingresso garantito. Persino quando i cyber attacchi sono condotti da hacker esperti e si nascondono in rete, una combinazione best practices e software ottimamente progettati e aggiornati garantiscono la tua sicurezza.

La principale tra queste best practice è quella di essere pronti e saper cosa fare in caso di tentativi di phishing: non cliccare su link sospetti, non rispondere alle e-mail di spam e non rispondere in alcun caso a messaggi con le proprie credenziali di accesso o le informazioni per il recupero dell’account. È importante inoltre evitare siti web e file che non si conoscono. Una buona norma per garantirsi una tutela ancora maggiore consiste nell’impostare l’autenticazione a due fattori o il singolo accesso.

In termini di infrastruttura di sistema, il passaggio dall’hardware on-premise al cloud dà modo di usufruire di una protezione migliore. Basta considerare quanto spesso gli attacchi informatici hanno utilizzato malware ed exploit nell’hardware per mettere in atto le loro offensive: quando un sistema si sposta sul cloud, questo rischio diminuisce, sia per il fatto che le vulnerabilità vengono corrette non appena viene distribuito l’hotfix associato, sia per il fatto che non c’è più alcun “hardware” tradizionale da infettare.

Più in generale, ovviamente, è sempre buona cosa ricorrere a un sistema che utilizza a sua volta protocolli di sicurezza intelligenti. Per quanto riguarda le comunicazioni digitali, Wildix si distingue per avere una struttura secure-by-design; ciò grazie a una combinazione di tecnologie che proteggono gli utenti da violazioni e intercettazioni senza VPN, SBC o altre componenti aggiuntive. Si possono leggere ulteriori informazioni sulle pratiche di sicurezza di Wildix all’interno del nostro White Paper dedicato: clicca qui.

Comunque si scelga di operare, farlo in piena sicurezza non è mai stato così cruciale. Mentre la Russia sta invadendo l’Ucraina, è probabile che rilanci i cyber attacchi con rinnovato vigore, probabilmente coinvolgendo l’hardware straniero nel corso delle sue offensive. Se stai cercando un modo difenderti da questi attacchi, inizia a formati sui metodi che la Russia segue per condurre attacchi informatici e metti i tuoi dispositivi al sicuro.

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I Vostri Telefoni Sono In Ascolto?

Le vulnerabilità di Yealink mostrano quanto la sicurezza sia importante nelle UCC

Yealink vulnerabilities show how that in UCC, security matters

Nel bene e nel male, la raccolta dei dati è una cosa alla quale molti di noi si sono abituati. Dai cookie delle pagine al tracciamento delle ricerche sul web, la nostra attività su internet viene abitualmente monitorata, tanto che questo è ormai un fatto generalmente accettato.

Detto questo, per quanto abituati a un certo livello di monitoraggio del web, saremmo scioccati nell’apprendere che una cosa simile accade con i sistemi telefonici aziendali. Dopotutto, è molto insolito che i telefoni dell’ufficio raccolgano attivamente dati su di noi, in particolare perché la maggior parte delle aziende scambia, attraverso le chiamate, informazioni altamente riservate.

Che cosa succederebbe se dovesse emergere che il vostro sistema telefonico è capace di ascoltarvi attivamente?

Peggio ancora, che cosa succederebbe se non aveste neppure la certezza di sapere chi c’è all’altro capo?

Preoccupazioni per la Sicurezza di Yealink

Queste domande sono particolarmente rilevanti, specialmente ora, in seguito a un preoccupante rapporto riguardante il fornitore cinese Yealink e ai loro dispositivi T54W, che hanno sollevato dubbi e preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza dell’hardware aziendale.

Il 28 settembre dello scorso anno, il senatore degli Stati Uniti Chris Van Hollen (Partito Democratico, stato del Maryland) ha presentato una lettera al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti facendo riferimento a un rapporto condotto dalla società di consulenza Chain Security. In quel rapporto, Chain Security ha notato numerose falle nella sicurezza nei dispositivi Yealink, insieme a numerose funzionalità che sembrano raccogliere intenzionalmente i dati dei clienti.

Ma a preoccupare ancor di più è il fatto che il rapporto di Chain Security indica come “altamente probabile” che Yealink stia condividendo le informazioni dei clienti direttamente con il governo cinese, soprattutto attraverso il proprio sistema hardware.

Questa raccolta di dati sembra avvenire principalmente attraverso il modo in cui i telefoni Yealink si interfacciano con le reti aziendali e i PC. I dispositivi Yealink fanno uso di una piattaforma di gestione dei dispositivi (DMP) per connettersi ai programmi in esecuzione sul PC. Per lo più, questo sarebbe perfettamente normale per la stragrande maggioranza degli hardware VoIP che si connettono a un sistema basato su PC.

Ciò che è meno normale e del tutto allarmante è il fatto che la DMP di Yealink sia poi in grado di registrare le chiamate vocali e di tracciare la cronologia web su quel PC, il tutto all’insaputa dell’utente finale.

Potenziali Componenti di Tracciamento

Secondo il rapporto di Chain Security, la DMP di Yealink “raccoglie e conserva l’indirizzo IP WAN” del dispositivo dell’utente e può registrare il traffico web dei dispositivi ad esso collegati. Questo in aggiunta a come la DMP raccoglie le registrazioni delle chiamate condotte sia sul telefono che su qualsiasi altro dispositivo ad esso collegato.

Tutto questo è degno di nota in particolare perché la DMP di Yealink può essere gestita da un dipendente Yealink da remoto, che può utilizzare la piattaforma per accedere a qualsiasi dato raccolto, sia che si tratti di indirizzi IP, traffico web o intere registrazioni di chiamate.

Ancora più preoccupante è il fatto che, usando la DMP di Yealink, i dipendenti di Yealink possono attivare a piacimento e da remoto la registrazione di una chiamata attiva e conservare tale registrazione.

Pare che questo accesso non sia usato da Yealink su base occasionale. Chain Security nota anche che, durante le “normali operazioni”, i telefoni Yealink comunicano con i server cinesi di AliCloud, suggerendo un potenziale controllo e intercettazione dello stesso tipo di quello sopra descritto.

Metaforicamente parlando, niente di tutto questo può essere considerato un vero e proprio incendio, ma l’attività di monitoraggio combinata con il contatto del server è di certo una questione fumosa. Come riporta Chain Security, le cose diventano ancora più sospette se consideriamo i legami diretti e di lunga data tra Yealink e il governo cinese e il continuo scambio di dati in corso.

Problemi di Sicurezza più Ampi

Al di là di questi problemi, i dispositivi Yealink in questione sembrano avere difetti di sicurezza di base che possono compromettere un intero server aziendale.

Chain Security sottolinea che i telefoni Yealink sono “preconfigurati per accettare credenziali di connessione e accesso al dispositivo da 187 Certificate Authority ‘fidate'”. In altre parole, all’insaputa dell’utente, i dispositivi Yealink possono essere accessibili da un gran numero di altre entità, il che significa che se uno di questi utenti viene compromesso, l’accesso alle reti degli utenti Yealink sarà molto facile.

In ogni caso, gli hacker potrebbero anche non aver bisogno di risultare come un’autorità “fidata”. L’accesso al dispositivo è ulteriormente incoraggiato dal fatto che il sistema non è in grado di proteggersi da tentativi di login forzati, il che significa che gli hacker sono in grado di accedere semplicemente indovinando le credenziali di accesso.

Come se questo non fosse abbastanza, i dispositivi Yealink non possiedono le firme digitali standard per validare le modifiche al firmware. Di conseguenza, se attori esterni ottengono l’accesso ai telefoni, possono immediatamente sovrascrivere il software, a condizione che il nuovo firmware sia compatibile con l’hardware.

Un hacker potrà quindi facilmente installare un firmware che sorveglia non solo ciò che è registrato sul telefono Yealink (utilizzando la suddetta raccolta dati), ma anche l’attività di tutta la rete aziendale.

Considerazioni Finali sui Dispositivi Yealink

Abbiamo quindi un telefono che può registrare le chiamate, l’indirizzo IP e l’attività web in qualsiasi momento e senza che l’utente finale lo sappia, trasferendo questi dati altrove.

Mentre è facile assumere che i dati finiranno a Yealink o anche al governo cinese, è altrettanto possibile che agenti completamente sconosciuti possano sfruttare le vulnerabilità di questi telefoni per i propri scopi. In entrambi i casi, il risultato è davvero poco desiderabile per qualsiasi azienda.

A detta di tutti, anche in un’epoca in cui la raccolta dati è scontata, la sicurezza dei telefoni Yealink rende possibile un grado di controllo superiore a quanto qualsiasi azienda dovrebbe essere disposta a tollerare.

Grandi vantaggi

Mentre questo dovrebbe servire da monito per chiunque sia interessato ai telefoni Yealink in particolare, possiamo anche trarre delle conclusioni sulla sicurezza più ampie.

Innanzitutto, è da notare che sarebbe ridicolo usare questo esempio per mettere in dubbio tutto l’hardware prodotto in Cina; dopotutto, una quantità enorme di dispositivi sono prodotti in Cina e non sono minimamente sfiorati da problemi di questo genere.

Le questioni principali sono quelle riguardanti la sicurezza e la fiducia in generale. Come mostra questo esempio, l’hardware di comunicazione ha il potenziale per interferire con la vostra privacy, fino al punto di fungere da dispositivo di controllo nascosto proprio sulla vostra scrivania.

Per essere al sicuro, è fondamentale potersi fidare del produttore dei dispositivi VoIP. Il fornitore deve essere in grado di dimostrare di adottare misure di sicurezza efficaci e di rinunciare al controllo dei dispositivi al di fuori di eventuali aggiornamenti software necessari.

Nel valutare un nuovo fornitore, quindi, ci sono molte domande importanti da porsi: per esempio, quanto insiste il fornitore sui parametri di sicurezza del proprio hardware? Che ruolo ha il fornitore nella gestione del dispositivo, dopo che è stato venduto? Quali legami ha il vostro fornitore con altre entità che potrebbero desiderare le informazioni relative alla vostra azienda?

Se un fornitore dovesse mantenere l’accesso permanente alla DMP, questo dovrebbe essere un segnale di allarme. Le facoltà di controllo da remoto, in questo caso, sono reali: nel migliore dei casi si tratterà di un problema di scarsa sicurezza, mentre, nel peggiore, di tentativi di data mining.

Per proteggere il vostro business, è fondamentale soppesare questi fattori come qualsiasi altra questione relativa alla sicurezza. Se il vostro fornitore non è affidabile nella protezione della vostra privacy, perché affidarcisi? E se stessero chiaramente condividendo i dati con un governo coinvolto in una guerra dell’informazione, la situazione si farebbe certo più problematica.

Quando valutate le opzioni a disposizione per l’hardware, dunque, non considerate solo la sicurezza in termini generali. Altrettanto vitale è considerare quanta fiducia potete riporre nel fornitore per essere al sicuro, o meglio, valutare se il fornitore in questione può rappresentare una potenziale minaccia alla sicurezza.

Per vedere come Wildix interviene sulla sicurezza nei nostri sistemi UCC, dai un’occhiata al nostro white paper gratuito.

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Le VPN sono necessarie per i lavoratori moderni?

Are VPNs Necessary

Lavorare da remoto in sicurezza

 

La sicurezza non è negoziabile quando si lavora da casa. È un dato di fatto che un dipendente, se accede ad internet dall’esterno dell’ufficio, deve utilizzare una connessione protetta, non solo per proteggere sé stesso, ma anche per mantenere la propria azienda al sicuro da danni finanziari e dalle conseguenze pubbliche negative degli attacchi informatici.

Spesso, la risposta alla domanda di come ottenere una connessione sicura è la VPN. Sulla carta, sembra abbastanza affidabile: il reparto IT stabilisce la connessione, i dipendenti si collegano ad essa e, voilà, tutti sono al sicuro.

Tuttavia, questa panoramica non considera i problemi di una VPN. Piuttosto che mantenere i lavoratori remoti al sicuro, le VPN tendono a dare alle aziende solo l’illusione di una totale sicurezza, rendendo di conseguenza meno sicura la forza lavoro distribuita.

 

Sono tutti sempre connessi?

Un problema importante di questa configurazione è che una VPN, per funzionare, richiede che i dipendenti rispettino totalmente le direttive: la connessione sarà sicura solo se i lavoratori si connetteranno effettivamente alla rete. Senza quella connessione, nulla proteggerà le loro comunicazioni dagli hacker.

Sebbene le aziende ricordino ai dipendenti di non dimenticare mai di utilizzare una VPN quando lavorano da casa, ci sono ancora casi in cui la politica aziendale non si traduce in azione. Supponiamo, ad esempio, che un dipendente si svegli tardi e si dimentichi di connettersi alla VPN mentre si affretta ad accedere. Oppure, supponiamo che debba effettuare una rapida chiamata VoIP a un collega fuori orario e non abbia voglia di connettersi ancora una volta alla VPN.

Le conseguenze di questi errori possono essere gravi. E il problema è che sono semplici errori umani, perciò molto facili da commettere quando si utilizzano VPN.

 

Non così al passo con i tempi

Un altro problema delle VPN è la larghezza di banda. Poiché le VPN creano una rete privata all’interno di una connessione Internet esistente e crittografano tutti i file distribuiti su di essa, l’utilizzo dei dati su una VPN aumenta dal 10 al 15%. E per quei dipendenti che a casa hanno una connessione Internet scadente, un aumento del genere può essere disastroso. Sebbene ci siano modi per aumentare la velocità di trasmissione in casa, in sostanza questi metodi non fanno poi la differenza.

Quindi, se un download procede lentamente o se la qualità di una videochiamata è bassa, è molto probabile che un dipendente che lavora in smart working disconnetta la VPN per compensare (eh già, anche se gli standard di sicurezza dell’azienda non lo consentirebbero).

 

Protezione “tutto o niente”

Supponiamo che tutti i dipendenti che lavorano da remoto utilizzino la VPN secondo gli standard. Ciò renderebbe questa modalità di lavoro totalmente sicura?

Non proprio. Ricorda: non importa quanto sia sicura la tua connessione di rete privata, una VPN è solo una protezione contro hacker e agenti dannosi. Una volta violata, gli hacker hanno la libertà di intercettare le comunicazioni, come se facessero parte del team. Questa forma di sicurezza è “tutto o niente”, senza garanzie reali oltre all’accesso alla connessione iniziale.

Di conseguenza, ottenere le credenziali di accesso per le VPN è una vera miniera d’oro per gli hacker, poiché è un biglietto diretto per tutte le comunicazioni della tua azienda. Ironia della sorte: l’utilizzo di una VPN offre agli autori di attacchi informatici un modo molto semplice per attaccare una connessione aziendale.

 

Ti fidi del tuo provider?

È tutt’altro che impossibile per gli hacker ottenere le credenziali di accesso VPN. Tutto ciò che devono fare è ricorrere direttamente alla fonte: il provider VPN.

In una VPN, il provider di rete detiene tutte le credenziali per l’accesso alla rete. Purtroppo, questo non è sempre indice di una maggiore sicurezza, considerando che la maggior parte delle aziende ha subito una violazione dei dati di terze parti nel 2018. (Considera che anche il principale provider VPN, NordVPN ,ha subito una notevole violazione dei dati.)

Ancora una volta, una configurazione VPN offre alle aziende un solo livello di protezione contro gli hacker, e questo significa che il provider è effettivamente l’unica fortezza che protegge l’intera rete. Se questo ti allarma, vale la pena considerare altre opzioni.

 

Alla ricerca di alternative

Quindi, quali sono queste altre opzioni?

Piuttosto che instradare tutte le comunicazioni aziendali attraverso un server sicuro appositamente realizzato, è più sicuro e più conveniente applicare gli standard di sicurezza su tutte le comunicazioni all’inizio, quando vengono inviate. Questo vuol dire includere metodi di sicurezza come la crittografia, la creazione di canali privati ​​end-to-end e altre protezioni integrate direttamente nella piattaforma di comunicazione dell’azienda. Questo approccio “secure-by-design” è spiegato più nei dettagli qui.

Ancora una volta, poiché lo smart working è diventato la normalità per le aziende, è più importante che mai comprendere appieno tutte le implicazioni delle metodologie di sicurezza utilizzate dalla tua azienda e, nel caso delle VPN, perché è saggio cercare alternative.

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