Come dovrebbe essere una transizione alle comunicazioni Cloud?

What Should a Transition to Cloud Communications Look Like?

Pianificazione la tua migrazione in modo semplice

Spesso, un ostacolo alla pianificazione completa della trasformazione digitale è che la spiegazione di una transizione al Cloud è troppo astratta. Sebbene tu conosca la flessibilità e la redditività dell’utilizzo del Cloud, potrebbe non esserti chiaro come iniziare a tracciare il processo di migrazione in modo semplice.

Per risolvere questo problema, esaminiamo una semplice panoramica di come portare il tuo sistema di comunicazione nel Cloud e quali vantaggi dovresti aspettarti una volta completato il processo.

1. Metti a fuoco i tuoi obiettivi

I viaggi più fluidi iniziano con un’immagine chiara della destinazione e spostarsi sul Cloud non è diverso. Prima di iniziare a trasferire gli strumenti nel Cloud, o anche prima di iniziare a pianificare il trasferimento, dovresti innanzitutto considerare ciò che desideri in termini di risultati finali.

Ad esempio, stai cercando di migliorare la produttività? Ridurre i tempi di inattività complessivi? Quali strumenti di collaborazione stai già utilizzando e quali dovrai portare nel Cloud?

Anche se queste domande sembrano troppo scontate per dedicarci del tempo, è importante rispondere per poter realizzare i risultati desiderati.

Un’altra cosa da considerare: se scopri che ti mancano gli elementi di comunicazione che vorresti nel Cloud, ora è il momento di identificarli. È possibile aggiungerli dopo la migrazione, ovviamente, ma sarà più semplice farlo subito se sai già quali sono gli strumenti di cui hai bisogno.

2. Stabilire quali sono gli strumenti prioritari relativamente alla migrazione

Una volta che hai in mente il tuo obiettivo finale, puoi iniziare a sviluppare una tabella di marcia adeguata. Il primo passo in questo processo è definire le tue priorità, ovvero le prime soluzioni di collaborazione di cui avrai bisogno nel Cloud. 

Tieni presente che “primo” non significa “il più prezioso” o “lo strumento che utilizzerai più spesso”. Il punto di questa fase non è prevedere quale strumento sarà quello di maggior valore, ma gettare le basi della tua futura architettura Cloud. In genere, si tratta di dati di contatto, funzionalità VoIP e di videoconferenza, ma i casi possono differire da azienda ad azienda. La chiave è pensare a quali elementi della tua infrastruttura digitale sono indispensabili per le tue comunicazioni.

3. Valuta la tua rete e testa le opzioni

Portare quegli elementi di comunicazione iniziali nel Cloud significa che hai parzialmente configurato la tua rete, il che a sua volta significa che puoi iniziare a testare come funziona la tua rete Cloud.

Sebbene i test dovrebbero certamente comportare un’analisi generale della velocità e della stabilità complessive della rete, altrettanto importante è utilizzare gli strumenti effettivi che hai migrato nel Cloud. Qualsiasi funzionalità VoIP, video o persino chat dovrebbe essere provata in ambienti sandbox e in stati controllati, valutando quanti più scenari possibili durante il processo.

Quando esegui questi test, assicurati di prendere in considerazione anche la sicurezza della tua rete. Essere interamente nel cloud presenta rischi diversi per la privacy e la protezione dei dati rispetto a una configurazione on-prem o ibrida, quindi è fondamentale che questi elementi ricevano un’attenzione particolare quando si inizia a mettere insieme un’infrastruttura di comunicazione funzionale.

4. Applica (e coinvolgi tutti)

Ovviamente, l’obiettivo finale di qualsiasi transizione al Cloud dovrebbe essere quello di far sì che il maggior numero possibile di dipendenti utilizzi il sistema. Ma in pratica, per arrivare a ciò probabilmente sarà necessario un periodo di transizione. I professionisti avranno bisogno di un po’ di formazione prima di utilizzare correttamente la nuova rete e potrebbero anche aver bisogno di tempo per abituarsi mentalmente a lasciare la precedente configurazione on-prem o ibrida.

Per facilitare la onboarding, è fondamentale attendere che questo periodo di transizione si concluda: implementare la formazione necessaria e consentire il feedback dei dipendenti su come la rete sta funzionando. Così sarà più semplice implementare effettivamente ulteriori modifiche alla rete mentre si è ancora nelle prime fasi del lancio.

In ogni caso, tuttavia, sarà importante coinvolgere il maggior numero di dipendenti possibile, in modo che i risultati iniziali rappresentino un uso effettivo della rete.

5. Rimani costantemente aggiornato

Una volta che la tua struttura Cloud è stabile e tutti i dipendenti sono stati integrati, la parte più difficile della transizione è finita.

Ma questo non significa che dovresti smettere di pensare ai piani futuri per il Cloud.

Uno dei principali vantaggi di questa piattaforma è la sua scalabilità e facilità di aggiornamento e, di conseguenza, non bisogna pensare che i risultati della migrazione siano definitivi. Mentre continui a utilizzare la tua rete di comunicazione Cloud, controlla l’uscita di eventuali strumenti aggiuntivi o di eventuali aggiornamenti importanti per il tuo portfolio attuale.

Sebbene possano uscire solo più avanti, le nuove soluzioni potrebbero rendere il tuo investimento nel Cloud ancora più redditizio.

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Le VPN sono necessarie per i lavoratori moderni?

Are VPNs Necessary

Lavorare da remoto in sicurezza

 

La sicurezza non è negoziabile quando si lavora da casa. È un dato di fatto che un dipendente, se accede ad internet dall’esterno dell’ufficio, deve utilizzare una connessione protetta, non solo per proteggere sé stesso, ma anche per mantenere la propria azienda al sicuro da danni finanziari e dalle conseguenze pubbliche negative degli attacchi informatici.

Spesso, la risposta alla domanda di come ottenere una connessione sicura è la VPN. Sulla carta, sembra abbastanza affidabile: il reparto IT stabilisce la connessione, i dipendenti si collegano ad essa e, voilà, tutti sono al sicuro.

Tuttavia, questa panoramica non considera i problemi di una VPN. Piuttosto che mantenere i lavoratori remoti al sicuro, le VPN tendono a dare alle aziende solo l’illusione di una totale sicurezza, rendendo di conseguenza meno sicura la forza lavoro distribuita.

 

Sono tutti sempre connessi?

Un problema importante di questa configurazione è che una VPN, per funzionare, richiede che i dipendenti rispettino totalmente le direttive: la connessione sarà sicura solo se i lavoratori si connetteranno effettivamente alla rete. Senza quella connessione, nulla proteggerà le loro comunicazioni dagli hacker.

Sebbene le aziende ricordino ai dipendenti di non dimenticare mai di utilizzare una VPN quando lavorano da casa, ci sono ancora casi in cui la politica aziendale non si traduce in azione. Supponiamo, ad esempio, che un dipendente si svegli tardi e si dimentichi di connettersi alla VPN mentre si affretta ad accedere. Oppure, supponiamo che debba effettuare una rapida chiamata VoIP a un collega fuori orario e non abbia voglia di connettersi ancora una volta alla VPN.

Le conseguenze di questi errori possono essere gravi. E il problema è che sono semplici errori umani, perciò molto facili da commettere quando si utilizzano VPN.

 

Non così al passo con i tempi

Un altro problema delle VPN è la larghezza di banda. Poiché le VPN creano una rete privata all’interno di una connessione Internet esistente e crittografano tutti i file distribuiti su di essa, l’utilizzo dei dati su una VPN aumenta dal 10 al 15%. E per quei dipendenti che a casa hanno una connessione Internet scadente, un aumento del genere può essere disastroso. Sebbene ci siano modi per aumentare la velocità di trasmissione in casa, in sostanza questi metodi non fanno poi la differenza.

Quindi, se un download procede lentamente o se la qualità di una videochiamata è bassa, è molto probabile che un dipendente che lavora in smart working disconnetta la VPN per compensare (eh già, anche se gli standard di sicurezza dell’azienda non lo consentirebbero).

 

Protezione “tutto o niente”

Supponiamo che tutti i dipendenti che lavorano da remoto utilizzino la VPN secondo gli standard. Ciò renderebbe questa modalità di lavoro totalmente sicura?

Non proprio. Ricorda: non importa quanto sia sicura la tua connessione di rete privata, una VPN è solo una protezione contro hacker e agenti dannosi. Una volta violata, gli hacker hanno la libertà di intercettare le comunicazioni, come se facessero parte del team. Questa forma di sicurezza è “tutto o niente”, senza garanzie reali oltre all’accesso alla connessione iniziale.

Di conseguenza, ottenere le credenziali di accesso per le VPN è una vera miniera d’oro per gli hacker, poiché è un biglietto diretto per tutte le comunicazioni della tua azienda. Ironia della sorte: l’utilizzo di una VPN offre agli autori di attacchi informatici un modo molto semplice per attaccare una connessione aziendale.

 

Ti fidi del tuo provider?

È tutt’altro che impossibile per gli hacker ottenere le credenziali di accesso VPN. Tutto ciò che devono fare è ricorrere direttamente alla fonte: il provider VPN.

In una VPN, il provider di rete detiene tutte le credenziali per l’accesso alla rete. Purtroppo, questo non è sempre indice di una maggiore sicurezza, considerando che la maggior parte delle aziende ha subito una violazione dei dati di terze parti nel 2018. (Considera che anche il principale provider VPN, NordVPN ,ha subito una notevole violazione dei dati.)

Ancora una volta, una configurazione VPN offre alle aziende un solo livello di protezione contro gli hacker, e questo significa che il provider è effettivamente l’unica fortezza che protegge l’intera rete. Se questo ti allarma, vale la pena considerare altre opzioni.

 

Alla ricerca di alternative

Quindi, quali sono queste altre opzioni?

Piuttosto che instradare tutte le comunicazioni aziendali attraverso un server sicuro appositamente realizzato, è più sicuro e più conveniente applicare gli standard di sicurezza su tutte le comunicazioni all’inizio, quando vengono inviate. Questo vuol dire includere metodi di sicurezza come la crittografia, la creazione di canali privati ​​end-to-end e altre protezioni integrate direttamente nella piattaforma di comunicazione dell’azienda. Questo approccio “secure-by-design” è spiegato più nei dettagli qui.

Ancora una volta, poiché lo smart working è diventato la normalità per le aziende, è più importante che mai comprendere appieno tutte le implicazioni delle metodologie di sicurezza utilizzate dalla tua azienda e, nel caso delle VPN, perché è saggio cercare alternative.

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5 Suggerimenti Per Webinar Migliori

5 Tips for Better Webinars

Come Trasformare Gli Spettatori In Clienti

Anche se molte aziende stanno cercando di tornare alle attività pre-pandemiche, l’utilizzo diffuso dei webinar è un cambiamento che probabilmente continuerà a far parte delle nostre abitudini. È davvero conveniente mantenere questo modello: perché preoccuparsi di andare fisicamente ad una presentazione quando puoi trasmettere la stessa cosa a chi vuoi e ovunque?

Tuttavia, questa rapida diffusione dei webinar non è stata priva di inconvenienti. Uno dei principali è che un professionista medio, riceve così tanti inviti a webinar diversi che probabilmente ne è sommerso. Inoltre, è probabile che le sessioni alle quali ha partecipato in precedenza lo abbia annoiato parecchio, rendendolo poco incline a partecipare ad un’altra sessione completa.

Tutto questo mette i vendors in una posizione difficile: nell’era dei webinar, come ci si può assicurare che i tuoi webinar vengano visti?

La risposta giusta è fare in modo che i tuoi webinar si distinguano da tutti gli altri. In un mercato pieno di webinar noiosi e poco professionali, è necessario coinvolgere attraverso delle presentazioni raffinate e brillanti, in grado di attirare l’attenzione del partecipante. 

Grazie a questi cinque semplici consigli, avrai le basi perfette per farlo.

1. Crea uno scenario professionale per i tuoi webinar

Sii onesto: quante volte hai partecipato ad un webinar e hai visto l’organizzatore che indossava una felpa, seduto al tavolo della cucina?

Scene del genere trasmettono agli spettatori una cattiva impressione, per non dire altro. Sì, lo scopo di un webinar è una maggiore praticità, ma questo non significa che il presentatore non debba sforzarsi neanche un po’. Anche se l’evento si svolge virtualmente, sono necessari lo stesso impegno e la stessa qualità che verrebbero impiegati in una presentazione che si svolge di persona.

E tutto questo inizia con quello che appare sullo schermo durante il tuo webinar. Tu, il presentatore, devi essere vestito in modo professionale, in linea con il livello di professionalità della presentazione. Allo stesso modo, l’ambiente circostante deve essere presentabile: pensa a un ufficio smart e ordinato o a uno studio organizzato.

Immagina che un regista stia per girare un documentario a casa tua: scegli la stanza che vorresti che mostrasse di più, e organizzala in modo che sia il più rispettabile e pulita possibile.

Ricorda: con un formato come il webinar, è fondamentale che tu offra al tuo pubblico qualcosa di ordinato da guardare.

2. Investi in hardware di fascia alta

Una configurazione professionale non sarà molto utile se non puoi mostrarla in tutti i dettagli. Infatti, una bassa qualità video o audio è un modo rapidissimo per perdere immediatamente la stima che il tuo pubblico nutre nei tuoi confronti.

Per offrire ai tuoi spettatori un’ottima esperienza di webinar, è fondamentale che tu appaia chiaramente sullo schermo e che ti possano sentire chiaramente attraverso gli altoparlanti. Il modo migliore per farlo è utilizzare hardware di alta qualità: principalmente un microfono potente e altamente affidabile e una webcam HD.

Sì, si è tentati di utilizzare solo i dispositivi integrati nel laptop. Ma la verità è che un po’ di investimento extra ripagherà molto in termini di presentazione.

(In una nota correlata, se la stanza da te scelta si trova in una zona dove il segnale Wi-Fi è debole, considera di investire in un amplificatore Wi-Fi per preservare il segnale. Dopo tutto, l’unica cosa peggiore di un webinar di bassa qualità è un webinar che si blocca.)

3. Tieni lontano le distrazioni

Anche quando un webinar sta andando bene, è sufficiente un’interruzione indesiderata per far cambiare l’umore del pubblico. I tuoi spettatori si sono sintonizzati per vedere un professionista che dà nuove informazioni, non per vedere il tuo gatto che cammina davanti alla webcam.

Ecco perché parte dell’organizzazione del tuo webinar dovrebbe comprendere tenere tutte le distrazioni fuori dal tuo spazio webinar. Questo significa tenere gli animali fuori dalla stanza, avvisare la famiglia o i compagni di stanza di non disturbarti e mettere tutti i dispositivi elettronici nelle vicinanze in modalità silenzioso (sì, anche il telefono).

Inoltre, tieni presente che le distrazioni possono essere sia virtuali che fisiche. Se devi effettuare una presentazione elettronica nel tuo webinar, valuta la possibilità di disattivare tutti gli avvisi sul tuo computer durante la sessione. In questo modo, la visualizzazione condivisa dello schermo non includerà anche messaggi di chat o notifiche e-mail.

4. Acquisisci familiarità con il tuo software

Indipendentemente dalla piattaforma che stai utilizzando per il tuo webinar, è fondamentale che tu sappia bene come usarla prima di iniziare la tua prima trasmissione. Per quanto tu possa sembrare convincente, se all’inizio del tuo webinar controlli le opzioni e le impostazioni del software, è probabile che i partecipanti abbandonino il webinar. 

Ciò significa che è imperativo non dare al pubblico la possibilità di sbirciare dietro il sipario digitale. Con largo anticipo rispetto alla data del webinar, acquisisci familiarità con le impostazioni del software, preparati per la trasmissione e impara come apportare le modifiche necessarie.

Se per farlo devi guardare tutorial o video dimostrativi, guardali. Se hai bisogno di contattare il tuo reparto IT, fallo al più presto. Non è eccessivo affermare che le difficoltà tecniche durante il webinar fanno una cattiva impressione, quindi massimizzare l’interesse dei partecipanti significa ridurre al minimo la tua confusione su come funziona il sistema del webinar.

5. Aggiorna la tua piattaforma

Detto questo, non tutte le piattaforme sono uguali. Alcune sono progettate per sessioni professionali e di alta qualità, altre sono realizzate per sessioni di videochiamata sopravvalutate. Impressionare il tuo pubblico con un sistema sotto alla media non è facile e, francamente, usarne uno significa crearti problemi che potresti evitare.

Quindi, per mettere davvero te stesso e la tua azienda in luce, prendi in considerazione l’utilizzo di una soluzione webinar professionale e orientato alle vendite: uno strumento che sia in grado di mantenere una connessione stabile, supportare audio e video di alta qualità, mettere a fuoco automaticamente e permettere l’interazione con il tuo pubblico.

Tutti questi componenti e molto altro si uniscono in WizyWebinar, lo strumento all’avanguardia di Wildix per la creazione e la trasmissione di webinar. Per maggiori informazioni, visita questo link.

Pensando ai tuoi webinar

Ovviamente questo non vuol dire che la creazione di un webinar, seguendo questi suggerimenti, sarà un successo assicurato. C’è bisogno anche di un buon marketing della tua sessione, di raggiungere i lead in-target, per non parlare della scrittura e dell’efficacia della presentazione (tutti argomenti a sé stanti).

Tuttavia, con cambiamenti molto importanti come questi, otterrai facili miglioramenti su quasi tutti i webinar che puoi offrire, costruendo una solida base per lanciare ottime presentazioni online e avere un impatto migliore sui tuoi contatti.

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Lo smart working al cinema: una storia di continuità

Smart Work at the Movies: A Continuity Story
Smart Work at the Movies: A Continuity Story

Come un lavoratore da remoto ha mantenuto in vita un film iconico (e cosa significa per la tua azienda)

Come molti altri millennial, sono cresciuto in gran parte con i primi due film di Toy Story. I motivi per cui questi film mi hanno attratto sono senza dubbio ovvi per chiunque li abbia visti: i personaggi, l’umorismo e le avventure emotivamente significative si collegavano alla mia immaginazione da bambino come pochi altri film.

Ora, da adulto, ciò che trovo particolarmente sorprendente di Toy Story e del suo sequel del 1999 è la lungimiranza dal punto di vista tecnologico. Sono stati, ovviamente, alcuni dei primi film ad essere realizzati interamente con immagini generate al computer, il che non solo ha influenzato il loro aspetto, ma ha anche reso la loro produzione ancora più legata alla tecnologia rispetto a qualsiasi altro film.

Eppure, per quanto rivoluzionario sia stato, c’è un altro aspetto meno noto della Pixar che l’ha resa un pioniere a Hollywood: che ci crediate o no, sono stati anche i primi ad adottare lo smart working.

Cosa ancora più incredibile, l’adozione di questa politica ha salvato uno dei film più importanti dello studio (e uno dei miei preferiti d’infanzia): Toy Story 2.

L’aiuto della configurazione domestica

Nonostante la raffinatezza della versione finale, la produzione di Toy Story 2 è stata piena di insidie, afflitta fin dall’inizio da molti problemi, come la lotta con talenti non affermati e le scadenze rigorose imposte dal finanziatore, la Disney.

Ma, ironia della sorte, il problema più grande è stato creato dalla tecnologia utilizzata per la realizzazione del film.

Durante la produzione, un dipendente ha accidentalmente inserito il comando “rm*” nei server Pixar e, a sua insaputa, quel comando di tre caratteri ha iniziato a cancellare ogni byte di dati contenente il film girato fino a quel punto.

Lo staff della Pixar ha immediatamente notato il problema. Infatti, mentre lavoravano al film, le risorse hanno iniziato a scomparire e interi modelli di personaggi semplicemente svanivano dai monitor.

Come ci si potrebbe aspettare da un’azienda tecnologica multimilionaria, la Pixar aveva un server di backup per rimediare a un tale disastro. Il team ha quindi utilizzato tali sistemi di backup per ripristinare i file che erano andati persi.

L’unico problema? Si è scoperto che quel server di backup non funzionava correttamente da mesi. Vale a dire che conteneva zero file utilizzabili.

Definire “terribile” la situazione della Pixar sarebbe un eufemismo. In appena poche ore, lo studio aveva cancellato due anni interi di lavoro, e non era in grado di rispettare la scadenza dell’uscita del film, fissata dalla Disney a solo un anno di distanza. Non solo la Pixar aveva sconvolto la sua società di finanziamento, ma aveva anche fatto una figura terribile con il pubblico, desideroso di vedere il seguito dell’acclamato film Toy Story. Ogni speranza sembrava persa.

Questo finché lo studio non si è ricordato che, per tutto quel tempo, il direttore tecnico supervisore del progetto aveva trascorso parte della produzione lavorando da casa.

Esatto: per mesi, la regista in questione, Galyn Susman, aveva lavorato al film dal suo computer, per poter prendersi cura del suo bambino appena nato mentre era al lavoro. Perciò le uniche copie dei file di Toy Story 2 erano state salvate sul PC di casa sua.

Rendendosi conto di ciò, Susman e il direttore tecnico associato, Oren Jacob, hanno immediatamente cercato di recuperare il PC in questione. Appena arrivati alla casa di Susman, hanno avvolto il pc con delle coperte, lo hanno riposto sul sedile posteriore con la cura che si avrebbe nell’allacciare le cinture ad un bambino per fargli fare un giro sullo Space Mountain, poi si sono diretti verso gli studi con le luci di emergenza lampeggianti per tutti i 20 minuti del viaggio.

Alla fine, il team della Pixar ha collegato il computer al server principale e da lì ha recuperato la maggior parte dei filmati di Toy Story 2. Grazie al lavoro da remoto, quella che sembrava una catastrofe si è trasformata in un piccolo intoppo.

Il resto della storia è la parte che probabilmente tutti già conoscono: Toy Story 2 ha riscosso un notevole successo commerciale ed è stato acclamato dalla critica, consolidando la fama dell’allora neonata Pixar come uno dei produttori di film d’animazione più innovativi e di alta qualità del mondo (rivaleggiando anche con la società madre, Disney).

Applicazioni più ampie

Io amo questa storia e probabilmente è già chiaro che vuole essere anche una lezione. E questa lezione è piuttosto semplice: essere un passo avanti con pratiche come lo smart working può apportare alle aziende benefici importanti (e persino inaspettati).

Sì, lo smart working apporta molti vantaggi immediati, come il buon umore dei dipendenti e la riduzione delle spese aziendali. Sì, questi vantaggi sono significativi e vale la pena sfruttarli. Ma la storia della Pixar mostra che questo valore è una piccola parte dell’elevato potenziale dello smart working.

Per la Pixar, il vantaggio nascosto dello smart working è stato, in una sola parola, la continuità: la garanzia che il lavoro svolto non andasse perduto a causa di imprevisti. A dire il vero, questo vantaggio non si applica all’ambiente di lavoro moderno allo stesso modo: ormai abbiamo il cloud e i backup automatici sono più standardizzati e più affidabili. Eppure il principio generale è ancora valido. Con un impiegato che lavorava da casa, lo studio è riuscito ad evitare le terribili conseguenze di un incidente accaduto in ufficio.

Per un’applicazione più ampia, immaginate che un incidente di questa portata si verifichi nella vostra azienda. Supponiamo che invece di un dipendente che cancella i vostri file, il disastro sia un’alluvione che frigge l’interruttore del circuito del vostro ufficio o un’infestazione di termiti che distrugge ogni cosa. Sebbene disastri di questo tipo siano dannosi, se i vostri dipendenti hanno la possibilità di lavorare da casa, tutto può comunque continuare normalmente. Meglio ancora, se (come nel caso della Pixar) i dipendenti sono già a casa, i progetti continueranno senza interruzioni di alcun tipo. In effetti, questo è quello che è successo quando Wildix ha affrontato gli obblighi di quarantena, poiché la tecnologia disponibile internamente ha permesso ai nostri team di spostarsi a casa, senza tempi di inattività o perdita di produttività.

In realtà, ciò che questa storia vuole insegnare è che, per la Pixar, avere un dipendente a casa non si è tradotto unicamente in un risparmio sui costi o nel buon umore dei dipendenti, ma ha di fatto salvato gli affari.

Quindi, quando pensate allo smart working, considerate che il limite del suo valore dipende da quanto lo sfruttate. Nel giusto contesto e con il team giusto, i suoi benefici possono estendersi all’infinito (e, sì, anche oltre).

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Women in Tech: Kelly Hopp, Marketing Manager presso Altitude Communications

Kelly Hopp - Marketing Manager at Altitude Communications

Nonostante i brand globali stiano dominando il settore delle telecomunicazioni in tutti i modi possibili, le piccole imprese hanno ancora spazio per raggiungere il successo nei rispettivi mercati. Questo è sicuramente ciò che Kelly Hopp ha imparato nei suoi 11 anni di lavoro presso Altitude Communications, un partner Wildix in Alberta, Canada.

In questa edizione di “Women in Tech”, Kelly ci ha raccontato cosa l’abbia portata alla sua posizione unica in Altitude e i risultati raggiunti nel suo ruolo.

 

Raggiungere Altitude

Forse ciò che meglio descrive la natura unica del lavoro di Kelly ad Altitude è il fatto che la sua esatta posizione sia difficile da definire.

“Il mio ruolo dipende dai giorni”, ha spiegato con una risata, “ma il mio titolo ufficiale è Marketing Manager”.

Nello specifico, questo significa che Kelly è responsabile di un’ampia gamma di compiti di leadership che spaziano dal marketing, alle vendite e alla gestione delle relazioni. Ciò include la supervisione del sito web di Altitude, la gestione dei partner e dei programmi di vendita interni, l’assistenza ai clienti e la conclusione di accordi di vendita.

È interessante notare che queste non erano responsabilità che Kelly si assunse immediatamente quando si unì ad Altitude, ma piuttosto posizioni di cui si occupava secondo necessità.

“Quando lavori per una piccola azienda, scopri che, per avere successo, devi svolgere diverse funzioni” ha detto. “Sono molto estroversa e ho sempre trovato molto naturale occuparmi di vendite e marketing, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti relativi alle persone. È così che mi sono assunta la responsabilità del programma partner: noi, come team di gestione, abbiamo identificato la necessità di questo lavoro, ho subito pensato che fosse strategico, qualcosa che dovevamo sviluppare internamente”.

Il ruolo ampliato che Kelly ha iniziato a svolgere ad Altitude non è stato l’unica svolta inaspettata nel suo percorso lavorativo. In effetti, il suo ingresso nel settore delle telecomunicazioni è stato uno sviluppo non pianificato.

“Ho studiato arti grafiche e nel tempo mi sono interessata molto al marketing”, ha detto. “Telecom mi ha aperto le porte tramite il networking e ho iniziato in una delle principali società di telecomunicazioni canadesi. Ho maturato una grande esperienza in vari ruoli, assumendo infine una posizione di leadership. Poi ho capito che volevo qualcosa con maggiore flessibilità e creatività, qualcosa che sapevo avrei trovato in una start-up più piccola”.

 

Lavorare e crescere

Come ci si può aspettare da chi intraprenda un tale cambiamento nella propria carriera, Kelly vive di cambiamento. Soprattutto, è fondamentale rimanere al passo con le ultime tendenze tecnologiche, poiché ciò ha un impatto immediato nei suoi ruoli primari di vendita, marketing e gestione delle relazioni.

“Per essere presi sul serio in questo mondo e per avere effettivamente successo, bisogna essere informati sulla tecnologia”, ha sottolineato. “Ho fiducia nelle mie conoscenze tecniche e sono in grado di consigliare i clienti, poiché comprendo le loro esigenze. Personalmente penso che sia fondamentale capire le esigenze dei clienti e aiutarli a trovare le giuste soluzioni”.

Naturalmente, Kelly vuole anche approfondire la conoscenza delle competenze relativamente ai suoi ruoli immediati. Ma perseguire questa crescita non è stato privo di ostacoli.

“La cosa interessante del lavorare per una piccola impresa è assicurarsi di trovare ancora dei tutor”, ha spiegato. “Direi che è stato difficile per me, poiché non ho accesso al tutoraggio formale che le grandi aziende forniscono ai dipendenti. È un po’ diverso all’interno di una piccola azienda, dal momento che questo significa che devo essere creativa per assicurarmi di poter essere un tutor e nello stesso tempo avere accesso a dei tutor competenti”.

Fortunatamente, Kelly ha a disposizione un certo numero di questi tutor da cui imparare. Alla domanda su chi cerca per continuare a crescere professionalmente, ha risposto:

“Più donne di alto livello nel mondo aziendale. Sono stata davvero fortunata ad essere stata presentata a un paio di direttori e dirigenti di organizzazioni più grandi, che sono stati molto disponibili a condividere le loro conoscenze e informazioni sul processo di gestione delle persone.

“Cerco ispirazione anche nei podcast e nei libri aziendali. La mia scrittrice preferita è Brene Brown, ho letto molto del suo materiale e ho scoperto di poter integrare i miei insegnamenti nel mio lavoro”.

Kelly cita queste persone perché ritiene che le colleghe imprenditrici siano una fonte di ispirazione particolarmente significativa:

“Penso che sia importante per le donne essere in grado di sostenersi a vicenda mentre si cerca di raggiungere il successo nelle aziende high tech. Siamo ancora in inferiorità numerica e celebro ogni donna che fa la differenza con la tenacia e il duro lavoro. Ci sono molte donne davvero intelligenti e voglio che abbiano un’ottima carriera in questo settore”.

In un certo senso, Kelly vede qualcosa di personale in questo desiderio di far crescere altre donne, soprattutto mentre riflette sulla propria carriera.

“Se potessi guardare indietro nel tempo, penso che dire alla me stessa di 10 anni fa, ‘abbi fiducia in te e in quello che sei’, mi sarebbe stato davvero utile”, ha detto. “Impari tantissimo in dieci anni di lavoro e questo è stato sicuramente il decennio della fiducia in me stessa”.

Tuttavia, questo desiderio di ispirazione deriva anche da alcuni aspetti negativi che Kelly ha affrontato come donna nel campo della tecnologia.

“Come donna, in un settore dominato dagli uomini, sono fortunata a lavorare con ottimi colleghi e clienti di sesso maschile. Ma ci sono stati momenti nella mia carriera in cui è stato davvero difficile essere presa sul serio come avrei voluto”.

Anche superare questo atteggiamento non è sempre stato facile, ha spiegato:

“È l’equilibrio tra essere in grado di affermare sé stessi e spiegare il proprio valore, mantenendo allo stesso tempo professionalità e fiducia. Penso che possa essere difficile per le donne nel loro lavoro, specialmente nei ruoli di leadership, in cui cerchi costantemente l’equilibrio tra essere forte ma non aggressiva”.

 

Flessibilità

L’equilibrio nel suo ruolo è qualcosa che Kelly cerca di ottenere in modo simile attraverso lo smart working, anche se sottolinea che “equilibrio” non è la parola che le piace usare per inquadrare l’idea.

Ha infatti spiegato: “Una delle cose più importanti è quello che mi piace chiamare ‘flusso della vita lavorativa’. Perché ‘equilibrio’ è una parola divertente: non so cosa significhi per ogni singola persona. Mi piace l’idea che tu possa avere un ‘flusso’ nella tua vita, quando la tua famiglia ha bisogno di te, puoi dedicare più tempo a sostenerla, mentre quando sei molto impegnato al lavoro, puoi passare il tempo necessario a casa la sera lavorando.

“C’è un flusso nel modo in cui gestisci il tuo tempo”, ha sottolineato.” Sei costantemente alla ricerca di modi per far funzionare tutto”.

Il modello dello smart working, in particolare, l’ha aiutata a raggiungere questo flusso, così come il modo specifico in cui Altitude ha impostato il modello.

Ha dichiarato: “Lo smart working consente una notevole flessibilità, soprattutto quando si ha una cultura aziendale che promuove la fiducia. Noi di Altitude siamo sempre stati un’organizzazione molto flessibile e abbiamo sempre avuto la capacità di lavorare da casa. Una delle cose che preferivo fare, prima del Covid, era trascorrere mezza giornata in un bar, concentrandomi su un progetto particolare”.

Ovviamente, Kelly ha anche spiegato che per lavorare in modalità smart working sono necessari alcuni requisiti:

“Richiede molta fiducia e accesso agli strumenti giusti. Quando non si è tutti in uno spazio condiviso, bisogna essere in grado di scambiare messaggi istantanei, partecipare a una videochiamata per potersi vedere e, a volte, riunire tutti per fare una chiacchierata. Di questi tempi, tutto ciò deve accadere virtualmente e grazie a Dio abbiamo gli strumenti per farlo!”

Ma lo smart working per Altitude non si è tradotto solo in miglioramenti interni. Kelly l’ha anche descritto come un’opportunità significativa per la sua azienda:

“C’erano molti clienti importanti che dicevano ‘Il nostro piano di lavoro da remoto non è attivo e ora dobbiamo utilizzarlo, come facciamo?’ I nostri impegni sono aumentati notevolmente e abbiamo alcune storie di successo davvero sorprendenti, con aziende grandi e piccole che lavorano con noi per creare un ambiente di lavoro da remoto. Abbiamo letteralmente trasformato i sistemi in due giorni, oltre a formare persone per creare team che lavorino da casa”.

Wildix ha svolto un ruolo significativo in queste sfide lavorative.

“Come azienda, siamo stati davvero entusiasti del rapporto con Wildix e di Wildix come strumento di comunicazione unificata da vendere e supportare”, ha detto Kelly. “È stato fantastico e, in questi mesi impegnativi, lo abbiamo consigliato moltissimo perché è un ottimo strumento che consente lo smart working ovunque sia necessario. Anche dal punto di vista tecnologico, la possibilità di impostare tutto da remoto nel back-end è stata assolutamente fenomenale per Altitude. Ci ha fatto guadagnare moltissima fiducia da parte dei nostri clienti, perché siamo in grado aiutarli nella configurazione e assisterli molto rapidamente.

“Il fatto che l’azienda funzioni in modo affine alla nostra filosofia, cioè con flessibilità e con la capacità di adattamento secondo le esigenze del partner, ci semplifica tutto in modo significativo”, ha sottolineato.

 

Guardare avanti

In qualità di professionista nel settore tecnologico, Kelly naturalmente pensa anche al futuro dell’industria delle telecomunicazioni.

“Penso che, nel mondo della tecnologia, abbiamo sempre saputo che il cloud sarebbe arrivato in prima linea”, ha detto. “Altitude sostiene il mondo cloud da circa sette anni e gestisce ufficialmente i sistemi cloud da almeno cinque anni. Quindi, direi che la nostra azienda e la nostra personalità sono come quelle dei nuovi utenti: siamo sempre felici di provare nuove tecnologie!”

Per quanto riguarda il suo futuro, Kelly vede una carriera duratura in Altitude, anche se con maggiori responsabilità e aspetti di leadership.

“Guardo sempre avanti e mi diverto moltissimo durante il mio ‘flusso di vita lavorativa’ con Altitude, con i bambini piccoli e la situazione globale attuale” ha detto. “Vedo una crescita davvero entusiasmante per l’azienda nei prossimi anni e la mia visione è quella di avere un piccolo team di rappresentanti di vendita da gestire, un programma per i partner in esecuzione e l’azienda che cresce al giusto ritmo.

“È così che spero siano i prossimi due anni per me: abbiamo una bella storia da raccontare sulla crescita e il successo di questa piccola impresa. Posso dire di esserne stata parte integrante”.

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